Quasi sempre brute bestie

Di Mattia Lasio

Viviamo in un mondo violento e, se mai avessimo bisogno di conferme, basta osservare con un minimo di attenzione quello che succede giornalmente per renderci pienamente conto di ciò. Violenza presente in ogni settore: scuola, casa, sport, lavoro, università e istituzioni varie. Violenza a cui si risponde con altra violenza, dando vita ad un circolo vizioso, e alquanto pericoloso, che diventa sempre più difficile arrestare. La violenza nasce dall’ignoranza, dalla mancanza di dialogo e di desiderio di un pacifico confronto in cui poter ascoltare il parere dell’altro da cui trarne un arricchimento. E tra le forme di ignoranza più diffuse e deleterie c’è quella che porta a non vedere gli errori dei nostri simili, gli errori di chi è nostro amico, gli errori di chi proviene dal nostro stesso gruppo per cui provare un forte senso di appartenenza e protezione. Insomma, quella che gli antropologi chiamerebbero con il nome di spiccata visione etnocentrica, ovvero la convinzione che il contesto da cui veniamo sia sempre, e guai a dire il contrario, dalla parte della ragione e mai del torto. In quel di Nuoro – tempo addietro – città collocata nella Sardegna settentrionale, una giovane ragazza ha malmenato con un mattarello il suo fidanzato durante una discussione degenerata. Il motivo? Semplice e sciocco: gelosia e schermaglie tra innamorati. Nel corso di questi anni abbiamo assistito a numerosi casi di cronaca in cui pseudo uomini si sono macchiati di azioni tremende e crimini nei confronti del gentil sesso, togliendo madri a figli ancora piccoli, togliendo amiche, lavoratrici e tanto altro, ma soprattutto togliendo ad esseri umani la possibilità di continuare a vivere. E giustamente sono state prese delle misure punitive nei confronti di chi si è comportato come la peggiore delle bestie. Bisognerebbe però ricordarsi di una cosa: la violenza non conosce limiti e non conosce, cosa ovvia, sesso e distinzione. Ogni forma di violenza andrebbe condannata, critica aspramente ed evitata, che siano uomini a commetterla o che siano donne a rendersi protagoniste di scene spiacevoli. La vicenda dei due ragazzi di Nuoro è stata presa parecchio alla leggera e accompagnata da commenti ironici, se di ironia si può parlare in questa situazione, e sgradevoli verso il ragazzo malmenato, definito come allocco, debole e individuo dotato di poco polso. Della seria, oltre il danno la beffa. Se fosse accaduto il contrario inutile dire che, cosa buona e doverosa, avremmo assistito ad una invettiva accesa e senza mezzi termini nei confronti di chi stavolta, invece, si trova ad essere non carnefice ma vittima. Bisognerebbe non fare di tutta un’erba un fascio e bisognerebbe dare a Cesare quel che è di Cesare, ammettendo gli errori commessi senza generalizzare e senza trovare scuse. Perché la violenza, in qualsiasi contesto, non può e non deve essere giustificata tramite l’impiego di dubbi e sciocchi pretesti senza capo né coda. Diceva Liliana Segre, senatrice a vita italiana e superstite dell’Olocausto: ‘’L’indifferenza è peggio della violenza. Dall’indifferenza non puoi difenderti’’. Probabilmente, dopo tanti e spiacevoli precedenti illustri, sarebbe il caso di correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Uomini, donne, anziani, bambini. Siamo tutti persone che meritano rispetto, anche se, ahimè, sembriamo essercelo dimenticato.

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