Il fu Andrea Camilleri, scrittore di valore e grande talento

Di Mattia Lasio

Andrea Camilleri è stato più di uno scrittore, più di un’intellettuale, più di un uomo di lettere: Andrea Camilleri è stato uomo prima che scrittore e, in una società che richiede personaggi e falsi profeti da bruciare nell’arco di un anno, non è cosa da poco. Siciliano, originario di Porto Empedocle in cui nacque il 6 settembre del 1925, si è spento nella giornata del 17 luglio 2019, nello stesso periodo in cui precedentemente perse la vita il suo conterraneo Paolo Borsellino, per mano di cosa nostra. Di formazione classica, Camilleri, oltre che scrittore è stato regista, autore teatrale – fu il primo a portare Samuel Beckett in Italia – saggista e insegnante di regia presso l’accademia nazionale d’arte drammatica. Il successo per lui è arrivato tardi. Nel 1992, all’età di sessantasette anni e a sua detta è stato meglio così: è arrivato nel momento giusto, nel momento di massima maturità, dopo una lunga pausa dalla scrittura. E’ arrivato nel momento in cui una persona è in grado di viverlo, di goderselo e, soprattutto, di affrontarlo senza rischiare di cadere vittima del carro dei vincitori da cui, come ben si sa, è fin troppo facile scendere e non risalire più. Ideatore del celebre e amatissimo Commissario Montalbano, reso ancor più noto grazie all’interpretazione sul piccolo schermo ad opera del bravissimo Luca Zingaretti, ha saputo con questo personaggio divertire, intrattenere e far riflettere tantissimi italiani, legati alle vicende del brillante commissario a partire da ‘’La forma dell’acqua’’ uscito nel 1994. Camilleri da molti era considerato un maestro, termine importante e carico di responsabilità, utilizzato in questo caso ad hoc: il vocabolo maestro indica colui che, in virtù delle proprie esperienze e conoscenze, è in grado di contribuire alla formazione degli individui con cui si trova ad interloquire. Camilleri è riuscito in ciò pienamente, facendoci capire l’importanza della parola, l’importanza del confronto e il valore del dialogo con chi abbiamo di fronte, lasciandoci un patrimonio fondamentale e prezioso in questi tempi moderni che non conoscono più pacatezza ma solo attacchi e turpiloquio. Camilleri lascia un vuoto, come è facile dedurre, incolmabile. Con lui va via uno degli ultimi veri e grandi scrittori rimasti nel nostro paese, un individuo capace di trasmettere dei messaggi, capace di scuotere realmente le coscienze a cui troppi si appigliano ma che in realtà ben pochi conoscono. Camilleri ha interpretato i giorni nostri adeguatamente, fornendoci uno sguardo lucido e attento sulle dinamiche che riguardano il Meridione e l’intera penisola italiana grazie alla scrittura: lui, che diceva di saper solo scrivere e di non sapere fare altro, è riuscito ad adoperare al massimo delle sue potenzialità questo importantissimo e nobile mezzo di comunicazione. Scrittura dal sapore antico, scrittura che comunica, scrittura che testimonia, scrittura che permette di comprendere ciò che è bene e ciò che bene non è, in questi tempi in cui, come ricordava lo stesso Camilleri, i cretini si camuffano da intelligenti, a discapito di chi è veramente valido. Non è un addio questo, ma giusto una separazione momentanea resa meno dolorosa da quello che in questi lunghi abbi lo scrittore siculo ci ha lasciato. Arrivederci Maestro.

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