
Di Mattia Lasio
Geniale e puntuale come sempre. Brillante anche nelle prove – secondo alcuni – meno convincenti e dotato di una ironia prettamente sua che non lascia certo indifferenti. Un giorno di pioggia a New York è l’ultimo film di Woody Allen, figura unica e di spessore che con questa ultima pellicola dà vita a una commedia romantica dal retrogusto dolce e, al contempo, malinconico.
Sono quattro i punti forti e gli elementi che rendono godibilissima questa ultima fatica di uno degli umoristi più noti di sempre – avente alle spalle grandi successi quali Io e Annie, Manhattan, Crimini e Misfatti, Math Point, Midnight in Paris – uscita nelle sale italiane nel novembre 2019: la città di New York, il jazz accogliente che segue magistralmente e soavemente le battute dei personaggi in scena, il giovane Gatsby interpretato da un eccellente ed elegante Timothée Chalamet e una placida pioggia. Sarà proprio la pioggia a rivelarsi l’elemento che maggiormente emerge e risalta dal film. Una pioggia che assume una connotazione positiva, una pioggia affascinante che segue silenziosamente le figure che si muovono in una New York morbida e disincanta. Figure inquiete, ognuna a suo modo, e in cerca del proprio vero io. Figure che cercano di raccapezzarsi alla bell’e meglio in una esistenza che cambia costantemente i piani che ci si era prefissati, una esistenza che comporta ritardi, imprevisti e incontri casuali decisamente inattesi. Figure che si ritrovano ad esaminare nuovi scenari mai immaginati prima ma non per questo meno attraenti o importanti. Proprio come dimostra il caso del giovane protagonista Gatsby, tra l’altro voce narrante del film, un giovane atipico e proprio per questo meritevole. Un giovane pacato, buono, sotto certi aspetti persino un po’ buffo e immerso in una costante riflessione sul vivere che tanto spaventa i suoi coetanei e non solo. Un Gatsby giunto a New York insieme alla sua pittoresca fidanzata Ashleigh – buffa anch’essa e persino leggermente demenziale – e che dovrà rivedere alcune delle sue precedenti teorie, grazie a un susseguirsi di eventi inaspettati dei quali si ritroverà in curiosa balia. Gatsby si ritroverà a percorrere decisi e fortuiti passi che lo condurranno presso un’altra giovane dalla forte personalità e dai modi tra il gentile e lo stizzito: Shannon Tyrell interpretata da una più che discreta Selena Gomez, vecchia conoscenza del pensieroso Gatsby, incontrata in un’ottica totalmente differente rispetto ai loro precedenti trascorsi.
Gatsby è un personaggio che sta sulla sue e in ciò si riscontra il suo essere differente nell’accezione positiva del termine. Il suo modo di comportarsi, il suo modo di domandare, il suo modo di ribellarsi alle pressioni familiari e all’elite culturale e aristocratica lo rendono una mosca bianca che alle chiacchiere vuote preferisce, e non gli si può certo dare torto, una pacata e doverosa riflessione su di sé in primis e su ciò che lo riguarda e lo sfiora, seppur superficialmente. Gatsby è l’essenza della pacatezza e della delicatezza al maschile,una pacatezza raffinata in netta controtendenza ai classici individui tutti d’un pezzo e dai muscoli decisamente sviluppati ma dal tatto pressoché assente. Un giovane Gatsby amante dell’arte, di ciò che è pregiato ma ugualmente attratto dal gioco d’azzardo e dal cosiddetto ‘’basso mondo’’ dove sono l’astuzia e l’ingegno a dettar legge. Struggente, oltre che inaspettato, il suo confronto con la madre, che in un dialogo intimo con il proprio figlio gli ‘’dona’’ una parte di sé che ha sempre preferito tenere celata. Una parte che aiuterà Gatsby a maturare e a capire. L’atto del capire e l’atto del cercare sono altri due punti rilevanti dell’ultimo lavoro cinematografico targato Woody Allen. Capire e cercare la propria identità, che sia l’identità di una bizzarra aspirante giornalista o di un regista in crisi di ispirazione, una identità necessaria per realizzare totalmente la propria essenza e per far fiorire totalmente la propria personalità.
Dovendo definire Un giorno di pioggia a New York si potrebbe tranquillamente optare per dialogo romantico. Dialogo romantico perché il film è come se si rivolgesse a ogni singolo spettatore, è come se cercasse di confrontarsi e dialogare non con la totalità degli individui in maniera generica ma tramite un modus operandi volutamente ad personam. E’ come se fosse un momento privato desideroso di lasciar qualcosa di concreto a chi lo osserva. Un giorno di pioggia a New York non è la classica commedia romantica da guardare, tutt’altro. E’ una commedia da osservare con scrupolosità e silente partecipazione, una commedia che sa di romanticismo disincantato e non di smielata dolcezza fuori luogo. Una commedia che fa della lentezza il suo fiore all’occhiello e il modo per comprendere che una ruotine falsamente rassicurante non può portare a nulla di veramente prezioso.