Atto zero, il primo disco di Anastasio

Di Mattia Lasio

Un tempo fu Nasta mc, adolescente promettente con un interessante EP intitolato Disciplina sperimentale, poi venne X FACTOR, il nuovo nome d’arte Anastasio e la vittoria nella dodicesima edizione del celebre talent, con successiva uscita del breve progetto La fine del mondo pubblicato alla fine del dicembre 2018. Il 2020 è l’anno del primo importante passo verso la maturità, tramite la partecipazione al Festival di Sanremo con il brano Rosso di rabbia e l’uscita del primo disco ufficiale Atto zero, un disco stimolante e degno di attenzione. Un disco che risponde più che egregiamente ai nocivi critici da salotto e che sfata meravigliosamente il pregiudizio che permea tutti coloro i quali hanno preso parte ad un talent show.

La forza di Atto zero sta nei testi, nei contenuti, nei messaggi presenti al suo interno, nelle parole scelte con cura e ben selezionate dall’artista campano, originario di Meta, che nonostante la giovane età è stato capace di superare con successo il tanto atteso banco di prova del primo disco ufficiale. Un primo disco ufficiale che si apre con una titletrack presentante  una riflessione conclusiva interessante sull’arte e la sua valenza. L’interpretazione risulta pacata, quasi fosse un monologo recitato, ogni termine utilizzato cade pesante come un sasso e invita al ragionamento.  La seconda traccia si intitola Narciso e si tratta di un brano nel quale emerge la sensibilità di Anastasio, un brano caratterizzato da un giro di chitarra ipnotico. Narciso è un costante flusso di coscienza, dove nel ritornello Anastasio confronta se stesso con la figura di Narciso, celebre personaggio della mitologia greca noto per la sua bellezza. La terza traccia del progetto è Straniero, brano che sottolinea l’importanza di vivere appieno la vita, vita che deve essere morsa e gustata con energia e passionalità. La staticità è un elemento criticato e temuto da Anastasio, che lo definisce come una malattia. Emerge totalmente il suo desiderio di bruciare, ardere e crescere. L’esistenza è troppo breve per privarsi di ciò. Cronache di gioventù metese è un tuffo nel passato di Anastasio, un back in the days  nel quale il giovane e promettente artista campano rimembra le sue esperienze relative al periodo delle scuole medie e al periodo liceale. Anastasio raffronta il vecchio sé con il suo nuovo essere, un nuovo essere decisamente più maturo e, chiaramente, cresciuto. Nel brano è presente, inoltre, una critica al classico cliché tipico di parecchie figure che praticano l’arte del rapping ovvero quello di definirsi individui bruti e praticanti esperienze malavitose legate alla vita di strada e a tutto ciò a cui essa porta. Si prosegue con il brano sanremese Rosso di rabbia, una decisa dichiarazione di intenti da parte di Anastasio. Le chitarre ricordano 90MIN di Salmo – complice probabilmente la direzione artistica del disco di Anastasio da parte di Dj Slait, amico di vecchia data di Salmo e con lui fondatore della crew Machete  – e accompagnano piacevolmente l’ironia e la polemica di Anastasio nei confronti di coloro che vivisezionano le canzoni, cercando un perché a tutto ciò che al loro interno viene detto, togliendo di conseguenza ai brani la loro magia e la loro bellezza.

Il sabotatore contiene dei buoni giochi di parole e si presenta come un pezzo decisamente e indubbiamente provocatore. La voce di Anastasio è strascicata, per certi versi quasi strozzata. Si trova ne Il sabotatore un Anastasio arrabbiato che tramite un’introduzione simpatica mostra il suo totale e calmo disinteresse verso l’ascoltatore che, troppo spesso, si dimentica di essere tale e si eleva a giudice. Arriva, del tutto inaspettato, un canzonatorio e gradevolissimo settimo pezzo dal titolo Il giro di do, un brano sarcastico e brillantemente simpatico. Più che discreta si rivela l’accoppiata tra voce e chitarra. Il giro di do rappresenta una pungente risposta ai saccenti, ai finti cantautori impegnati che si ritengono intellettuali ma sono, in realtà, solamente noiosissimi. Anastasio sa prendersi in giro e, in questa ironica canzone, lo dimostra pienamente. La sua è una autoironia meritevole e ben ragionata, piacevole da ascoltare e che strappa un sorriso. Anastasio dimostra che prendersi troppo sul serio non è mai un qualcosa di proficuo e vale la pena ricordarlo.  Castelli di carte è un brano dal grande valore lirico. Un testo profondo, ‘’caldo’’, pieno di significato e sentito pathos. Un testo attento e curato nei dettagli. Si tratta della prova maggiormente elevata e convincente dell’intero disco, un piccolo gioiello targato Anastasio. VBBN presenta una base molto ritmata, incalzante e con divertenti richiami alla elettronica. Emerge in toto l’umorismo di Anastasio che si scaglia contro chi va a ficcare il naso negli affari degli altri e all’interno di questioni da cui non sono interessati.  Pezzo da novanta del progetto – costituito da 11 brani e pubblicato dalla RCA RECORDS ovvero una divisione della SONY MUSIC ENTERTAINMENT – si rivela Il fattaccio del vicolo del Moro. Emergono le notevoli e interessanti doti da narratore di Anastasio, che in questo brano adopera un approccio da teatrante molto comunicativo, oltre che carico di emotività e sentimento. Il fattaccio del vicolo del Moro è una poesia messa in musica, avente una parte finale disperata, urlata, struggente, delusa ed estrema. Parte finale che valorizza un brano di per sé già elevato e di valore. Quando tutto questo finirà è il brano con il quale si chiude il disco d’esordio di Anastasio. Si mostra  anch’esso come un pezzo molto poetico. Il ritornello è il punto forte della intera canzone: un grido rabbioso che risuona prepotentemente nelle orecchie degli ascoltatori.

Atto zero, disco d’esordio di Anastasio avente esordito alla posizione numero 10 della classifica Fimi,  è un album molto maturo per un ragazzo di non ancora ventidue anni, un album che merita di essere ascoltato con attenzione e nel quale è possibile trovare quei contenuti che nella canzone d’autore nostrana sono sempre più rari. Considerazione finale? Promosso a pieni voti!

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