
Di Mattia Lasio
La libertà è tutto, in quanto comprende nella sua definizione quei determinati punti che – se seguiti e fatti propri coscienziosamente e nel rispetto reciproco – portano alla piena realizzazione di ogni figura. La libertà è quell’elemento che racchiude pienamente in sé il concetto di democrazia. Un concetto, al giorno d’oggi, dato per scontato ma tempo orsono tanto desiderato e agognato. Un concetto per il quale ci si batté strenuamente, un concetto festeggiato il 25 aprile, ricorrenza della liberazione dal nazifascismo e della conclusione della Seconda guerra mondiale nella penisola.
La festa della Liberazione rappresenta qualcosa di decisamente più importante di una semplice ricorrenza. Rappresenta il fulcro e il coronamento dell’operato e del sacrificio degli uomini della Resistenza – fase cominciata con l’armistizio di Cassibile del 3 settembre 1943 e ufficializzato qualche giorno dopo, ovvero l’8 settembre – che portò, grazie all’incessante azione di guerriglia dei partigiani – alla ritirata degli invasori tedeschi e alla fine del duce Benito Mussolini, arrestato il 27 aprile da un gruppo di partigiani a Dongo – vicino a Como – mentre cercava di fuggire in Svizzera con la sua amante Claretta Petacci, e di lì a poco fucilato.
I partigiani ricoprirono un ruolo centrale nella fase storica della resistenza e tennero pienamente fede al significato della loro denominazione: il termine partigiano, infatti, significa ‘’di parte’’ e indica una persona schierata con una delle parti in causa. La parte della libertà di espressione, della libertà di confronto, della libertà di poter esprimere pubblicamente e serenamente le proprie idee. La parte della libertà diametralmente e nettamente opposta ai totalitarismi, a ogni forma di prevaricazione e malsano autoritarismo. I partigiani vivevano clandestinamente, dormivano in rifugi di fortuna, erano costituiti da giovani, operai, contadini, molti dei quali fuggivano dalla leva obbligatoria organizzata dalla Repubblica di Salò. L’azione dei partigiani si rivolgeva sia contro i nazisti, sia contro i fascisti ‘’repubblichini’’. L’azione dei partigiani, nonostante le differenze di vedute e le differenti posizioni politiche, era una azione guidata e spinta dal desiderio di fare fronte comune, dal desiderio di ricostruire una Italia libera dalla maledizione della violenza del fascismo e da metodi governativi camerateschi e perentori. La Resistenza non fu solamente una guerra di liberazione, ma anche una guerra civile tra italiani fascisti e italiani antifascisti. Tra i momenti più intensi di questa importante fase della storia nostrana risultano le Quattro giornate di Napoli, ovvero la liberazione della città di Napoli avvenuta nel settembre 1943 e provocata da una insurrezione di massa contro i nazisti. Numerosi furono anche gli scioperi antifascisti specie a Torino e a Milano, città nelle quali migliaia di operai sfidarono la ferrea disciplina imposta negli stabilimenti industriali per proclamare lo sciopero. All’interno dei partiti antifascisti protagonisti della Resistenza nacquero note brigate partigiane: tra le più famose ci furono le brigate Garibaldi, legate al Partito comunista, e le brigate Giustizia e libertà, legate al Partito d’azione.
Tra gli artefici principali del successo della Resistenza si distinse la figura di Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista italiano, il quale dichiarò in una riunione tenutasi a Salerno, che l’obiettivo principale era unire le forze contro il fascismo e il nazismo. Successivamente, si sarebbero affrontare tutte le altre questioni, come ad esempio la forma – monarchica o repubblicana – da dare al nuovo Stato che sarebbe nato dopo la caduta del fascismo. La proposta di Palmiro Togliatti, che tornò in Italia nella primavera del 1944 dopo un lungo esilio in URSS, fu accettata e passò alla storia come la svolta di Salerno, che diede indubbiamente grande forza e impulso al movimento partigiano. Venne istituito il Comitato di liberazione nazionale (CLN) che dirigeva l’azione di tutte le formazioni partigiane sul territorio. Azione delle formazioni partigiane che dimostrava agli alleati la presenza nella penisola di ‘’un’altra Italia’’, avente il desiderio di disfarsi del fascismo e determinata a combattere a loro fianco. Nulla poterono rastrellamenti e rappresaglie – tragiche furono le vicende verificatesi a Marzabotto e presso le Fosse Ardeatine – contro l’azione partigiana e alleata che culminò il 25 aprile 1945, giorno della liberazione di Milano. Gli Alleati superarono il Po il 24 aprile e l’indomani i soldati tedeschi e gli appartenenti alla RSI iniziarono la loro ritirata. Venne proclamato uno sciopero generale, annunciato alla radio Milano Libera da Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica e all’epoca partigiano e membro del CLN. Il 28 aprile la popolazione scese in piazza a festeggiare, il 29 aprile fu firmata la resa di Caserta – ovvero l’atto formale e finale che stabiliva la conclusione della campagna d’Italia e la definitiva sconfitta delle forze nazifasciste nella penisola durante il secondo conflitto bellico – e gli americani entrarono in città il primo maggio.
La resistenza italiana non fu semplicemente un fatto prettamente militare. La resistenza italiana acquisì un forte valore politico e civile, grazie alla partecipazione di figure di diversa estrazione ideologica e provenienza sociale, unite nella lotta contro un sistema che per vent’anni cercò in tutti i modi di tappare le bocche e i pensieri di uomini brillanti e moralmente solidi. Fu il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi a proporre al monarca Umberto II il riconoscimento di ‘’festa nazionale’’ per la giornata del 25 aprile. Infine, il 27 maggio 1949 – tramite la legge 260 –venne istituzionalizzata stabilmente la ricorrenza quale festa nazionale. Una festa di grande caratura, una festa da ricordare e, soprattutto, da approfondire con la dovuta attenzione e da comprendere. In modo tale che mai cada nel dimenticatoio il valoroso sacrificio di chi ci ha preceduto e in modo tale che le ombre del passato non tornino ad oscurare la forza del pensiero e del raziocinio.