Il valore della comunicazione

Di Mattia Lasio

‘’Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza’’. Così si rivolgeva Ulisse – celebre eroe della mitologia greca – ai suoi compagni di avventura in modo tale da convincerli a superare lo Stretto di Gibilterra e così riporta Dante nei versi numero 119 e 120 del canto ventiseiesimo dell’Inferno. Ulisse rappresenta la sagacia, la voglia di conoscere, la voglia di spingersi oltre i propri limiti, la capacità di adoperare per i suoi intenti il bene più prezioso di cui disponiamo: le parole. Le parole sono ciò che consente di dare vita alla comunicazione, al confronto, al dialogo costruttivo e fondamentale per crescere. Le parole sono ciò che ci differenzia dalle bestie e che ci porta alla ‘’canoscenza’’ di cui parlava Ulisse: conoscenza che consente di sviluppare un proprio pensiero, libero, indipendente e ben ponderato, tramite il quale sottoporre al vaglio critico ciò che ci viene propinato costantemente, in un’epoca in cui l’importanza del comunicare – e di conseguenza l’importanza delle parole – sta andandosi a perdere. Viviamo tempi complessi, tempi difficili, tempi che potrebbero tranquillamente essere definiti ‘’bui e duri’’ senza rischiare di essere etichettati come fatalisti e pessimisti della prima ora. Tempi in cui la violenza ha la meglio, ahimè, in numerosi contesti: scuola, famiglia, lavoro, sport e chi più nee ha più ne metta. Gli articoli di cronaca e i telegiornali parlano di eventi violenti e cruenti giornalmente, come una consuetudine a cui oramai quasi manco ci si fa più caso. Il perché di tutto questo? Nessuno sembra trovarlo, eppure, riflettendo con un minimo di attenzione, è facilmente individuabile. Al giorno d’oggi non si dà più il giusto peso alle parole tanto che, in numerose occasioni, esse vengono ritenute superflue, sacrificabili e sostituibili con azioni di forza che sfociano, spesso e malvolentieri, in gesti estremi, inconsulti e da cui non si può più tornare indietro. Le parole e il loro utilizzo sono ciò che ci rendono ‘’umani’’, sono ciò che ci consente di instaurare un legame con chi abbiamo davanti, sono una delle poche bellezze rimaste e di cui sembra non si sa più cosa farsene. Tullio De Mauro, uno dei più importanti e validi linguisti che il nostro Paese ha avuto la fortuna di avere, in un suo libro intitolato ‘’La lingua batte dove il dente duole’’ diceva: ‘’La distruzione del linguaggio è la premessa a ogni futura distruzione’’. Parole importanti, anzi importantissime e preziose. Non adoperando più le parole, dimenticandoci di esse, della loro funzione e della loro importanza ci si appresta a distruggere il linguaggio, ci si appresta a distruggere il dibattito costruttivo e utile per la crescita di ogni persona. Le parole, in una società che spinge sempre più verso l’omologazione e il silenzio, rappresentano la virtù principale di cui disponiamo e che può permetterci di rendere meno angusto e cattivo il mondo che, irrispettosamente, abitiamo. Bisognerebbe non scordarselo mai, né ora né tantomeno nel futuro che incalza, affinché quello che di brutto si è verificato tempo addietro qualora ritornasse non lasci nuovamente segni indelebili e dolorosi. Le parole possono difenderci, possono proteggerci e permetterci di dare vita al cambiamento che tanti aspettano ma per cui pochi – o forse sarebbe il caso di dire pochissimi – hanno il coraggio di battersi e concentrare le proprie energie. Le parole sono dalla nostra parte e sono disposte a combattere con noi e per noi: teniamocele strette.

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